C'e' da salvare la citta' nella natura

"C'e' da salvare la citta' nella natura. Il risanamento dall'interno.
Basta che i fautori del progresso si pongano il problema.
Questa regione, [...] e i villaggi intorno, dovrebbero essere rispettati proprio nel loro rapporto con la natura. Le cose essenziali, nuove, da costruire, non dovrebbero essere messe addosso al vecchio.
Basterebbe un minimo di programmazione. ........e' ancora in tempo per fare certe cose. [...]
Quel che va difeso e' tutto il patrimonio nella sua interezza.
Tutto, tutto ha un valore: vale un muretto, vale una loggia, vale un tabernacolo, vale un casale agricolo.
Ci sono casali stupendi che dovrebbero essere difesi come una chiesa o come un castello.
Ma la gente non vuol saperne: hanno perduto il senso della bellezza e dei valori. Tutto e' in balìa della speculazione.
Cio' di cui abbiamo bisogno e' di una svolta culturale, un lento sviluppo di coscienza......".
Pier Paolo Pasolini, 1974

mercoledì 18 aprile 2012

Chi l'ha viste? ovvero "Fiorirosafioridipescooooo...."

foto by Simona Fioretti, ortolana in erba....


Ma avessero fatto la stessa fine dei dinosauri?!?!? Questo ci chiedevamo ieri sera, interrogandoci sul perche', dalle memorie storiche del paese e dei suoi abitanti piu' anziani, ad un certo piunto, 'ste pesche, mo c'erano, mo non c'erano piu'.....
Riflettevamo che pure se: calciocianamide, abbandono progressivo della coltivazione a favore dell'impiego  certo in frabbrica (!!!???!), epidemia di parassiti (si sa che lu persicu e' delicato...), etc. etc., possibile che manco un nocciolo e' cascato e ha dato vita a una pianta!?!?!
Insomma, chiunque avesse notizie e/o avvistamenti, e' pregarto di segnalarcelo in questo blog! Grazie!!!

(...) Ma il mistero più avvincente è quello che avvolge le pesche di Papigno. Erano famosissime e cantate dai viaggiatori del Gran Tour. E agli inizi dell’Ottocento, arrivarono anche alla corte inglese, come omaggio alla regina Carolina Amelia Elisabetta di Brunswich-Wolfenbuttel, moglie di Giorgio IV. La quale, forse per consolarsi di uno scandalo che l’aveva coinvolta, arrivò a Papigno per vedere la Cascata delle Marmore e qui fu ospite del conte Carlo Graziani. E da allora, fino alla morte della regina, nel 1821, ogni anno partivano per la Corte alcune cassette della famose pesche, che la reale signora aveva così apprezzato.
Le celebri pesche, però, nella Valle di Papigno sono scomparse da tempo. In compenso, c’è chi assicura di averle viste pochi anni fa al mercato di Parigi, dove potrebbero esser arrivate al seguito di emigranti che si erano portati i semi. Certo è che le pesche di Papigno sono arrivate fin negli States, in California dove questa varietà viene coltivata. «Così che, oggi, per ironia della sorte», dice Isabella, «se volessimo tornare a piantarla da noi, dovremmo andarla a prendere in America, mangiarla per strada e riportare i noccioli dentro la valigia».

(stralcio del testo di Marcella Calzolai, tratto dal sito http://www.promiseland.it/2003/08/13/i-viaggi-della-frutta/)

Nessun commento:

Posta un commento